Paul Rassinier, buon Samaritano di Pio XII

Non c’è dubbio che la migliore difesa dell’operato di Papa Pio XII durante la seconda guerra mondiale sia a tutt’oggi L’OperazioneVicario”, di Paul Rassinier (disponibile dal 2005 nell’eccellente traduzione di Ilaria Ramelli: http://ita.vho.org/Rassinier.htm ). Della bontà del libro di Rassinier se n’è accorto anche un saggista cattolico come don Curzio Nitoglia (http://www.doncurzionitoglia.com/OLOCAUSTO-310120009.htm ).

E’ possibile trovare delle interessanti notizie, sia sull’opera di Rassinier in generale che su quest’ultimo libro, nella pregevole tesi di laurea di Jean Plantin dedicata al fondatore del revisionismo dell’Olocausto (http://vho.org/aaargh/fran/livres3/JPRassinier.pdf ). In particolare, nel capitolo 2 della seconda parte (Pie XII, le pape outragé) è possibile leggere le frasi seguenti:

“L’opera di Rassinier [L’Operazione “Vicario”] fu nel complesso ben accolta negli ambienti cattolici e anche tra le più alte sfere della Chiesa. In guisa di conclusione a questa questione del “Vicario” ci è sembrato interessante citare un estratto della lettera, datata 24 ottobre 1965, che Mons. Georges Roche, Superiore Generale dell’Opus Cenaculi del Vaticano, indirizzò a Paul Rassinier:

“Ho letto il vostro libro L’Operazione “Vicario” e questa lettura mi ha sconvolto. Voi conoscete, in San Luca, la parabola del buon Samaritano (gli scismatici e gli atei di quel tempo)…Ateo e libero pensatore, voi siete, ai miei occhi, il buon Samaritano. Voi siete e sarete a lungo il rimprovero vivente per tutti quei sacerdoti e tutti quei leviti che, alla maniera di Pilato, si lavano le mani di fronte a questa criminale operazione “Vicario” e, con il loro silenzio e la loro codardia di fondo diventano, davanti alla storia, i complici dei “briganti” che non potendo più uccidere Pio XII, vogliono ucciderne la memoria…

Vi ringrazio con tutto il fervore della mia anima, a nome di tutti quelli che, fedeli alla memoria incorruttibile di Eugenio Pacelli, non hanno la vostra cultura storica, il vostro talento letterario, e forse (lo dico arrossendo) il vostro coraggio tanto ammirevole quanto indomabile”.

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