Antonio Caracciolo: il binario morto

Antonio Caracciolo: il binario morto

Vorrei esporre brevemente i motivi che mi hanno indotto, nelle scorse settimane, a lasciare il blog “Civium Libertas” e a scrivere un blog tutto mio. I motivi del mio abbandono sono essenzialmente due: il fatto che la mia collaborazione al blog era ormai indigesta al proprietario Antonio Caracciolo, e il fatto che il medesimo proprietario avesse aderito ad una manifestazione del partito radicale (una manifestazione, per giunta, di chiaro stampo anticlericale, con tanto di cartelli anti-Vaticano sotto la statua di Giordano Bruno a Campo dei Fiori a Roma).
Per quanto riguarda il primo punto è venuto fuori, dopo mesi di collaborazione, che a Caracciolo il revisionismo storico sta alquanto sullo stomaco. Viene quindi da porsi qualche domanda: se le cose stanno così perchè Caracciolo ha accettato la mia collaborazione, sapendo benissimo che avrei parlato diffusamente di questo argomento? Perchè Caracciolo si è preso l’impegno (abbandonato ormai da mesi) di tradurre un libro del revisionista Jürgen Graf? Perchè, soprattutto, Caracciolo si è inserito mani e piedi, l’anno scorso, nel dibattito susseguente alla mancata conferenza del professor Faurisson a Teramo, dibattito scaturito proprio dalla necessità di far conoscere al pubblico quello che i revisionisti dicono davvero, al di là delle immancabili deformazioni giornalistiche?
Per quanto riguarda la comunella con i radicali, penso che Caracciolo abbia mandato un messaggio gravemente fuorviante ai lettori del suo blog, che sono in maggioranza – presumo – simpatizzanti della causa palestinese. Come si può scrivere per mesi, come ha fatto Caracciolo, in favore di Gaza e poi farsi fotografare insieme a personaggi che considerano da sempre il popolo palestinese come formato indistintamente da terroristi? E poi, Caracciolo scrive da mesi contro l’agenzia “Informazione Corretta” lamentando il fatto che il suo responsabile Angelo Pezzana riceve immeritatamente una lauta pensione da parlamentare e poi va a braccetto con chi quella pensione gliel’ha fatta avere? E tutto ciò naturalmente in nome del comune astio verso la Chiesa cattolica! Caracciolo mi ha tacciato di clericalismo, termine che considero tutt’altro che offensivo, soprattutto se proveniente da un anticlericale fanatico come lui, ma non è questo il punto: il punto è l’azione in atto, anche in Italia, contro la libertà di parola e di ricerca storica, un’azione promossa innanzitutto da una forza potente come la Israel lobby nostrana. Ebbene, in questo contesto così preoccupante Caracciolo rivolge i suoi strali proprio contro la Chiesa, contro quindi una delle poche realtà che, guarda caso, difendono proprio – e a livello internazionale – la libertà di parola e di ricerca storica. Politicamente questo sarebbe un vero autogol, se Caracciolo fosse sincero ma lo è, sincero? Mi sono posto più volte la domanda nelle scorse settimane e ho concluso che non lo è. Anche su questo c’è bisogno di un chiarimento: come si sa il movimento d’opinione scaturito l’anno scorso dai fatti Teramo è stato funestato fin dall’inizio dallo scontro tra Claudio Moffa (il professore che aveva invitato Faurisson a Teramo) e il detto Caracciolo. Ho sperato per mesi che la frattura si ricomponesse ma mi sono infine reso conto che la frattura non era ricomponibile. Mi è venuto quindi spontaneo ripensare a dei comportamenti che già l’anno scorso non mi avevano convinto ma che avevo messo tra parentesi sperando appunto in una impossibile riconciliazione. Uno di questi comportamenti è stato quello della lettera aperta, redatta anche con la mia collaborazione e spedita la scorsa estate, diretta al professor Brunello Mantelli (l’antinegazionista fanatico autore dell’appello contro Faurisson) e firmata da un sedicente “Comitato contro la Repressione della Libertà di Parola e di Pensiero” (il testo della lettera è disponibile qui: http://www.israelshamir.net/Italian/It8.htm ). In realtà il costituendo comitato all’epoca era stato promosso proprio dal professor Moffa, e venne presieduto per qualche tempo dal magistrato Francesco Mario Agnoli. Ebbene, la detta lettera venne redatta da Daniele Scalea (su imput di Caracciolo e utilizzando la sua mailing list) lasciandone totalmente all’oscuro proprio Moffa e Agnoli. Perchè questo comportamento? Ho posto più volte la domanda a Scalea senza mai ricevere risposta.
Ma c’è di più: più volte giunse l’anno scorso l’invito a Caracciolo, da parte di membri della sua mailing list – nella quale, va ricordato, all’inizio figuravano anche numerosi corrispondenti di Moffa – a utilizzare lo strumento della lista per indire degli incontri pubblici, proprio per dar vita al famoso comitato. Ebbene, Caracciolo ha sempre scoraggiato i tentativi di formalizzazione del comitato, dicendo che non c’era bisogno di tenere nessuna riunione. Tutto doveva essere affidato alla realtà virtuale (e a quella dei propri comodi, come si è visto).
Adesso, dopo mesi di comportamenti di questo tipo, qualcuno ventila il sospetto che Caracciolo sia un infiltrato. Non so se lo sia davvero ma una cosa è certa: un infiltrato non avrebbe fatto più danni di quanti ne ha fatti Caracciolo. Egli infatti si è inserito in un’iniziativa che non era partita da lui e l’ha condotta su un binario morto. Tralascio poi le polemiche non solo sterili, ma decisamente dannose intraprese da Caracciolo nel corso di questi ultimi mesi contro le iniziative di Moffa, iniziative innegabilmente di prestigio, se esaminate in modo non fazioso.
Un’ultima cosa: perché anche Daniele Scalea si è messo fin dall’inizio di traverso nei confronti del comitato? Che legame c’è tra lui e Caracciolo? Penso che a questo punto un chiarimento potrebbe e dovrebbe darlo il prof. Claudio Mutti, visto che Scalea è un redattore della sua rivista.
One Comment
  1. Vedo adesso questo suo testo. Salto con gli occhi: non è degno né di lettura né di risposta.
    Addio ed auguri: farà molta strada!

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